E’ il tema culturare che l’assessorato alla cultura del Comune di Schio ha scelto per il 2016. Su questo spunto si sono confrontati coloro che intendevano partecipare alla vita culturale sviluppando un’interpretazione del tema ognuno secondo il proprio taglio.
Il Circolo Fotografico, coinvolgendo numerosi collaboratori ha cercato di mostrare molteplici interpretazioni visive del tema e così una massa di circa 500 fotografie verrà esposta nella cornice di Palazzo Fogazzaro.
La mostra
La mostra verrà inaugurata sabato 5 novembre alle ore 18,00 a Palazzo Fogazzaro, via Pasini Schio.
Rimarrà aperta tutto il mese di Novembre nelle giornate di sabato e domenica dalle ore 10:00 alle ore 12:30 e dalle 16:00 alle 19:30.
Potete vedere il programma completo qui: Il programma di novembre 2016.
La nostra interpretazione
In questa mostra relativa al tema culturale 2016 “Spazi di confine” abbiamo cercato di rendere “fotografico” il concetto di confine, visto e pensato nelle sue molteplici sfaccettature. L’esposizione si articola in tre distinte sezioni.
La prima sezione è collettiva,
e con il contributo di più fotografi affronta a sua volta tre distinte tematiche, dove spazi e linee di confine hanno riferimenti e connotazioni geografici.
Anzitutto il paesaggio naturale,
quel particolare tipo di paesaggio dove la linea dell’orizzonte, di qualsiasi genere sia, risulta comunque così definita da renderla immediatamente percepibile. Sono così sorte le sezioni dove appare il netto passaggio tra
- cielo e terra,
- cielo e mare,
- mare e terra,
ed un’ultima sezione dove i fotografi indagano sulla suddivisione dello spazio nei
- paesaggi di terra.
E poi i muri e le muraglie,
che per definizione rappresentano forse il simbolo di confine. In questa parte della mostra abbiamo pensato a tre esempi eclatanti, realizzati in diverse epoche storiche:
- anzitutto la Grande Muraglia Cinese, la più estesa opera architettonica di difesa mai realizzata;
- e poi il Muro di Berlino, che per quasi un trentennio è stato il simbolo di contrapposizione tra est e ovest durante la Guerra Fredda;
- ed ancora l’attuale e discussa Barriera di separazione israeliana, un vero e proprio elemento divisorio tra Israele e i Territori Palestinesi.
Infine il terzo capitolo
affronta il problema delle città multietniche, dove la vita non sempre è pacifica, e le diverse etnie vivono spesso in zone separate: anche il questo caso abbiamo pensato a due città simbolo, Gerusalemme e Mostar in Bosnia Erzegovina.
La seconda sezione è individuale.
Dieci fotografi del Circolo hanno sviluppato dei singoli portfolio interpretando in modo diverso e personale il concetto di confine.
Si va dalla
- documentazione degli antichi confini di proprietà in montagna, definiti tramite lastroni di pietra (le “laste”),
- alla visione sociale di chi vive ai confini della cosiddetta “normalità”;
- dalla descrizione di una regione, la Lapponia, situata ai confini del mondo abitato,
- alla personale proposta di una città di confine italiana, Gorizia;
- dalla visione locale dei nostri confini tra città e campagna, in zona industriale,
- all’interpretazione con ritratti e figure di persone al limite dei canoni fisici ed esistenziali mediamente accettati;
- dalla resa fotografica delle recentissime barriere che alcuni stati europei hanno eretto per impedire il passaggio dei flussi migratori,
- alla trascrizione in immagini di quel famosissimo movimento letterario americano chiamato beat che ha segnato un vero e proprio confine temporale con il passato;
- per concludere con un portfolio che cerca di mettere in risalto, o in discussione, quelli che sono i confini veri o presunti della fotografia.
La terza ed ultima sezione
vede protagonisti alcuni ospiti esterni (Luca e Valter Borgo, Giancarlo Marini, Giuseppe Stella), con una corposa monografia in bianco e nero, che documenta l’area montana del Veneto e del Trentino che rappresentava la linea del fronte nella Guerra 1915-1918, una vera e propria rivisitazione dei luoghi che videro “il volto della Grande Guerra”.
Vi diamo un assaggio della mostra, riservandoci di illustrare in modo più esteso il lavoro di noi tutti.