Quell’umanità negata dall’uomo

Quell’umanità negata dall’uomo
Riflessioni fotografiche a cura di Alessio Boscolo,
in mostra a Fiesso d’Artico
 
 
Una latta sbiadita, un catino graffiato e inciso, un lembo di stoffa, un tratto di reticolato. Brandelli di storie e di memorie della Shoà che pochissimi hanno avuto la sorte (buona o cattiva non è dicibile) di testimoniare fino al nostro oggi e che ci parlano, in questi giorni, attraverso le fotografie di Alessio Boscolo, in mostra a Fiesso d’Artico (Venezia) nella sala consiliare del municipio. Dal 27 gennaio, data che ricorda la liberazione nel 1945 del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, in Polonia, da parte dell’esercito sovietico, fino al 7 febbraio le fotografie di Alessio accompagnano in modo incisivo le parole dei sopravvissuti che a Fiesso hanno portato la loro testimonianza e le riflessioni di chi quel testimone vuole raccogliere con la sua presenza. L’autore ha visitato i lager polacchi nel 2013, insieme ai compagni del Circolo Fotografico L’Obiettivo di Dolo, di cui fa parte anche come membro del comitato direttivo.
Quell’umanità negata dall’uomo, come recita significativamente il titolo, non è una mostra, è “una riflessione fotografica”, sottolinea Boscolo: una riflessione prima di tutto dell’autore, ma alla quale come spettatori è difficile sfuggire, e in questo l’intento è pienamente raggiunto attraverso la scelta delle inquadrature, i tagli stretti sul dettaglio, uno sguardo che rimanda spesso oltre (oltre il reticolato, oltre i cancelli, oltre i paurosi camminamenti elettrificati) trasformandosi nello sguardo del prigioniero. Vacillando, insieme alla macchina fotografica che perde la linea dell’orizzonte dentro un corridoio allucinato o fuori, oltre il filo spinato, verso un cielo che è rimasto azzurro.
Riflessioni, perché il particolare isolato e ingigantito dallo scatto diventa evocativo e costringe a completare il racconto con quello che già sappiamo, a partecipare alla storia.
Ci sono immagini più esplicite, le baracche, i forni, i binari che entrano nel campo di Birkenau, la sequenza di volti e occhi degli internati in quei ritratti segnaletici che davvero li hanno già derubati della loro umanità. L’autore però mantiene uno sguardo rispettoso, compassionevole.
Un altro elemento espressivo del fotografo è il colore. Alessio non ha scelto volutamente il bianco e nero: “Le emozioni forti legate alla mia visita ad Auschwitz e Birkenau e Dachau sono passate attraverso il mio sguardo prima che attraverso l’obiettivo, ho voluto rispettare questo senso di realtà”. Filtrato e decantato dalla sensibilità del fotografo, che ha restituito immagini da cui il colore si è in qualche modo fatto da parte, anche attraverso una stampa accurata e una coerente ricerca di senso.
In due momenti diversi, le parole dei sopravvissuti Antonio “Toni” Boldrin e Samuel Artale, hanno reso drammaticamente vive quelle immagini, portandosi via una volta di più la nostra distrazione.
(Piera Lombardo)
boscolo - quell umanita negata fiasso artico - P1000140_01
 
 
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